ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’intervista a Lucia Calvosa

«Eni, una governance rafforzata per supportare la svolta sostenibile»

La presidente del gruppo di San Donato Milanese racconta «lo snodo cruciale di febbraio», con il piano al 2024: «Quando la tentazione era di ripiegarsi, abbiamo spinto sulla transizione energetica. I risultati ci hanno dato ragione»

di Celestina Dominelli

Transizione energetica, la strategia di Eni

4' di lettura

«Nei momenti difficili, ci si ripiega a volte su se stessi in chiave difensiva, ma Eni, in modo quasi controintuitivo, quando lo scenario segnato dalla pandemia sembrava suggerire prudenza, ha avuto la capacità di spingere sull’acceleratore della transizione energetica, con occhio sempre vigile sul futuro, continuando sempre a guardare avanti». Lucia Calvosa è arrivata alla presidenza di Eni nel maggio 2020 mettendo al servizio del gruppo la sua esperienza di “tecnico” (è ordinario di diritto commerciale all’Università di Pisa e vanta una solida expertise come avvocato in materia societaria). E, in questa intervista a Il Sole 24 Ore, traccia un bilancio del primo anno di incarico assunto, ricorda, «nel pieno del primo lockdown, in un contesto che richiedeva l’adozione di nuove misure per fare fronte ai gravi impatti dell’emergenza sanitaria sull’economia globale e, al contempo, l’implementazione di una profonda riorganizzazione interna per consentire alla società di accelerare il suo percorso di transizione energetica».

Quale ruolo ha avuto il consiglio che lei presiede in questo percorso?

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Il management ha avuto il costante supporto del cda che, anche grazie al lavoro operoso dei comitati, ha potuto sempre, con decisioni all’unanimità, adottare le delibere strategiche sostenibili e integrate più idonee per il gruppo, consapevole della grande responsabilità sociale ed etica che compete, soprattutto in un momento storico come quello attuale, a una grande impresa, per di più a rilevante partecipazione pubblica come Eni.

A differenza di molte big, che ancora accusano l’impatto della crisi pandemica, Eni ha presentato a luglio una semestrale in netta crescita. Come si è arrivati a quei numeri?

I risultati di luglio, al di sopra delle aspettative del mercato, certificano le eccellenti performance di Eni e ci consentono di distribuire un dividendo in linea con i livelli pre-Covid con un acconto sulla cedola in programma questo mese. Sono risultati che sicuramente riflettono anche gli effetti di uno scenario più favorevole, ma il vero merito va attribuito alla capacità del management di rispondere alla crisi con lo sguardo rivolto al futuro compiendo così passi avanti importanti.

A cosa si riferisce?

Lo snodo cruciale è stato, a febbraio, il nuovo piano strategico 2021-2024 che ha migliorato notevolmente i nostri obiettivi di decarbonizzazione prevedendo come nuovo target quello della neutralità carbonica dei prodotti e dei processi al 2050 nonché l’aumento dei target intermedi per contrastare le emissioni climalteranti. Poi abbiamo impostato il nostro futuro orientamento al retail per la produzione e la vendita di prodotti completamente decarbonizzati integrando Eni Gas e Luce con l’area delle rinnovabili. Il tutto continuando a finanziare il nostro ampio portafoglio tecnologico.

Quanto pesa l’innovazione tecnologica nella crescita e nella trasformazione di Eni?

La ricerca e l’innovazione tecnologica sono temi chiave per il gruppo e sono da sempre parte integrante del dna di Eni. E noi li stiamo valorizzando sempre più sia nella logica del Paese e dello sviluppo industriale sia per favorire l’accesso a fonti di energia pulita, sicura e inesauribile, come ad esempio quelle prodotte da moto ondoso o da fusione a confinamento magnetico. L’innovazione tecnologica è il perno attorno al quale ruotano le cosiddette 3D che ci caratterizzano: decarbonizzazione, decentralizzazione verso nuovi modelli di business, digitalizzazione. E, infatti, abbiamo consolidato in tale prospettiva un ampio network di collaborazioni con oltre 70 università e istituti in tutto il mondo.

A che punto è il percorso di decarbonizzazione?

L’implementazione della nostra strategia di decarbonizzazione prosegue speditamente nel rispetto di una disciplina finanziaria rigorosa e che tiene conto di criteri di investimento responsabile Esg. L’obiettivo è quello di realizzare una transizione equa e inclusiva che garantisca l’accesso all’energia per tutti preservando l’ambiente e perseguendo gli obiettivi di sviluppo sostenibile che attraversano tutta l’azione della società. Ma la neutralità carbonica è solo uno dei tre pilastri della sostenibilità della nostra strategia che si basa anche sull’eccellenza operativa e sulle alleanze per lo sviluppo locale volte a valorizzare le risorse dei paesi di presenza, favorendo l’accesso all’elettricità e promuovendo programmi per lo sviluppo locale.

Il comitato di corporate governance di Borsa Italiana, alla cui presidenza lei è stata appena nominata, ha approvato a gennaio 2020 un nuovo Codice per le società quotate. Come vi siete mossi rispetto a questo step?

Il sistema di governance di Eni, che ruota attorno alla sostenibilità e che è elemento fondante del modello di business, si è ulteriormente rafforzato con il recepimento del nuovo Codice di corporate governance, al quale Eni ha aderito già a dicembre scorso, e, nel farlo, sono state individuate azioni migliorative rispetto a quanto raccomandato dal Codice nonché soluzioni innovative.

In quale direzione?

Si è proceduto, in particolare, a rafforzare l’integrazione tra pianificazione strategica e controlli interni attraverso varie previsioni tra cui la definizione, nell’ambito del piano strategico, delle linee di indirizzo del sistema di controllo interno e di gestione integrata dei rischi sottoposte da Eni a un monitoraggio periodico della loro attuazione sulla base di una relazione scritta dell’ad. L’altra novità, la più rilevante, è poi la nomina del lead independent director, introdotta per dare un impulso particolarmente significativo alle istanze degli amministratori indipendenti che potrebbero avere un ruolo importante nell’agevolare il perseguimento della strategia di lungo termine e di sviluppo sostenibile.

Il nuovo Codice, nell’individuare il successo sostenibile come l’obiettivo che deve guidare l'azione del consiglio, insiste molto sull'importanza del dialogo con gli stakeholder e non solo con gli azionisti. È d’accordo con questa impostazione?

Assolutamente sì. Già nel 1962 Enrico Mattei aveva dichiarato che «il profitto, e soprattutto il profitto più elevato possibile, non è molla esclusiva dell'attività di Eni». Eni ha pertanto considerato da sempre l'interesse degli stakeholder come uno dei paradigmi di riferimento cui gli amministratori devono attenersi nel prendere decisioni consapevoli. Tanto che le istanze degli stessi sono state mappate dal 2018 attraverso una piattaforma dedicata Sms-Stakeholder Management System in cui Eni colloquia con 4mila stakeholder diffusi in tutti i territori. E il gruppo si è impegnato nel 2021 ad adottare le stakeholder capitalism metrics: le metriche Esg (ambientali, sociali e di governance) per misurare la creazione di valore aziendale nel lungo termine per tutti gli stakeholder.

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