ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa nuova strategia

Atlantia fuori dalla Borsa: ora riparte dagli asset regolati

L’addio a Piazza Affari dopo oltre 20 anni. A gennaio le assemblee per definire il nuovo assetto di vertice della holding

di Laura Galvagni

(IMAGOECONOMICA)

3' di lettura

Venerdì 9 dicembre si chiude il lungo percorso di Atlantia a Piazza Affari. Diventa infatti ufficialmente operativo il delisting della compagnia da Borsa Italiana complice la conclusione positiva dell’Opa lanciata dal veicolo Schema Alfa, di cui fanno parte la holding Edizione (Benetton), il fondo Blackstone e la Fondazione Crt. Un’offerta dal valore complessivo di 19 miliardi e che ha messo la parola fine a un’avventura borsistica lunga oltre 20 anni e segnata da vicende che hanno inciso in maniera indelebile sulla storia del Paese. Da gennaio si volterà definitivamente pagina sia sul piano della governance che su quello della visione strategica. Verrà infatti definito un nuovo assetto di vertice ma anche nuove ambizioni di sviluppo, idealmente più vicine alla logica di crescita di un fondo di private equity.

La storia

Privatizzata ancora nel 1999 quando era solo ed esclusivamente il primo concessionario autostradale d’Italia, la compagnia ha assunto la forma attuale, nel senso che ha avviato i suoi piani di diversificazione geografica e di portafoglio, nel 2005. All’epoca valeva in Borsa, stando ai dati Bloomberg, 11,5 miliardi di euro e poteva contare su poco meno di 16 miliardi di asset. Oggi la società saluta il parterre di Piazza Affari con 19 miliardi di capitalizzazione, dopo aver superato nel corso degli anni i 20 miliardi, asset totali prossimi agli 80 miliardi e ricavi superiori ai 6 miliardi. Questo come conseguenza di un allargamento delle attività in portafoglio che oggi può contare su 48 concessionarie in 11 paesi (a partire da Abertis e dalle sue controllate), cinque aeroporti (tra cui Roma e Nizza), servizi nella mobilità (Telepass e Yunex) e ferrovie (è primo socio di Getlink). Una mappa dalla quale è stato cancellato, come conseguenza della tragedia del Ponte Morandi, quello che è stato l’asset di partenza sui cui la compagnia ha costruito la propria storia, ossia Autostrade per l’Italia.

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LA RETE DI ATLANTIA
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La nuova governance

Da questo nuovo perimetro ripartirà dunque la nuova Atlantia a capitale totalmente privato. Che disegnerà il proprio futuro a partire da gennaio. I tempi tecnici necessari per la chiusura dell’Opa impediscono infatti di indicare il vertice prima della pausa nataliza. In ragione di ciò, al rientro dalle festività, si terranno prima le assemblee dei veicoli a monte della catena di controllo, a partire da quella di Schema Alfa, e poi toccherà ad Atlantia suggellare il nuovo assetto. A tal proposito il cda scenderà da 15 a 11 membri, di cui sette saranno di nomina Benetton, e tra questi anche il presidente e l’amministratore delegato, tre di Blackstone, che sceglierà anche il cfo, e uno di Fondazione Crt. Per la carica di ceo non è ancora stata assunta alcuna decisione: i nomi in corsa sono diversi e tra questi ci sarebbe anche Andrea Rogowski, cfo di Abertis che, tuttavia, allo stato non sarebbe il primo in lista. Al vaglio, un esperto di finanza, un manager di estrazione bancaria e un profilo che vanterebbe una lunga esperienza in ambito private equity, compatibile, quest’ultimo, con quella che potrebbe essere la nuova impostazione strategica dell’azienda.

La futura strategia

A tal proposito il nuovo piano del gruppo verrà evidentemente messo nero su bianco dal nuovo amministratore delegato. Ma l’attuale composizione azionaria di Atlantia suggerisce quello che potrebbe essere uno dei tasselli attorno a cui far crescere la holding: sviluppare il business lungo le tre direttrici chiave, ossia autostrade (tramite Abertis), aeroporti e se possibile ferrovie. Ambiti regolamentati concentrati sul settore delle infrastrutture: area che rappresenta il pane quotidiano per chi opera nel mondo dei maxi fondi di private equity. Tutto, ovviamente, in ottica Esg, dove Atlantia si è già costruita una posizione di leader: secondo il rating di Moody’s fa parte dell’1% dei gruppi globali più sostenibili.

Nel mentre, merita venga segnalato che della ripartenza potranno presto beneficiare anche i dipendenti del gruppo. Nel 2020 tutti i 10.840 lavoratori della compagnia (incluse quindi le società controllate di allora) hanno ricevuto gratuitamente 75 azioni proprie di Atlantia, al prezzo di circa 15 euro ciascuna. Ora, grazie all’Opa di Schema Alfa, sono potuti passare all’incasso e di fatto nel mese di dicembre riceveranno in busta paga 1.725 euro lordi (18 milioni di euro complessivi).

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