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Gender Equality Index: 20 società italiane certificate da Bloomberg

Nel complesso l’indice comprende 484 imprese, che rappresentano 11 settori e 57 industrie in tutto in 50 Paesi al mondo.

di Monica D'Ascenzo

2' di lettura

Sono 20 le società italiane certificate da Bloomberg nel Gender Equality Index 2023 8che si riferisce ai dati 2021). La lista delle società certificate comprende 484 imprese delle 620 prese in esame, che rappresentano 11 settori e 57 industrie in tutto in 50 Paesi al mondo. Nello spaccato per aree geografiche il 39% delle società ha sede in Nord America (AMER); il 36% in Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA); il 17% nella regione Asia-Pacifico (APAC); e il 7% in America Latina (LATAM).

Sono 5 i parametri in base ai quali sono state valutate le aziende: leadership e pipeline di talenti, parità retributiva e di genere, cultura inclusiva, politiche contro le molestie sessuali e reputazione del brand. Oltre ai 5 pilastri citati, nella valutazione sono state incluse domande esplorative relative alla “S” dell’acronimo Esg: in particolare gli analisti hanno indagato le diversità in tema di etnia, orientamento sessuale e identità di genere.

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«La spinta generale verso l’uguaglianza è evidente dal continuo aumento della partecipazione a livello globale delle aziende (salita quest’anno dell’11%, ndr)», ha affermato Peter T. Grauer, presidente di Bloomberg, che ha aggiunto: «Il Bloomberg Gender-Equality Index rimane una risorsa importante per le aziende per identificare eventuali lacune e fornisce misure attuabili per rimodellare ulteriormente il futuro del lavoro».

Questione di governance

Nnovero delle 484 società certificate, sono 41 quelle con un amministratrice delegata e 50 quelle presiedute da una donna. Dall’analisi emerge che le imprese comprese nel Gender Equality Index guidate da donne hanno una maggiore rappresentanza femminile a tutti i livelli, mentre le aziende membri GEI con una rappresentanza femminile superiore al 30% nel consiglio di amministrazione hanno, in media, il 27% di donne dirigenti all’interno della società. Una percentuale superiore al 20% di donne dirigenti delle aziende con meno del 30% di rappresentanza femminile nel board.

«La diversità di genere non è un’opzione, è indispensabile ed è una questione di uguaglianza» ha affermato Kim Sung-tae, ceo di Industrial Bank of Korea, che ha pèroseguito: «La diversità di genere sarà la forza trainante per lo sviluppo sostenibile al di là del valore dell’uguaglianza».

Un altro tema affrontato con le aziende è l’integrazione delle politiche di diversità nelle valutazioni esecutive. Quest’anno, il 64% dei membri GEI ha implementato obiettivi di diversità e inclusione per i manager nelle review, con un aumento di 8 punti rispetto allo scorso anno. Inoltre, l’86% dei membri offre formazione sui pregiudizi inconsci, con il 74% di quelle aziende che monitorano i risultati del management su questi temi.

Le imprese italiane

Il numero delle aziende italiane parte dell’indice è in crescita rispetto agli anni passati, ma sempre molto lentamente. L’edizione 2020, ad esempio, vedeva la certificazione di 10 società italiane su un totale di 325: Acea, Enel, Hera, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Poste Italiane, Terna, Snam Rete Gas, Ubi Banca e Unicredit. L’anno precedente le imprese del nostro Paese erano solo 4.

Nell’edizione di quest’anno le italiane sono salite a 17 e vedono la conferma di alcune società e diversi nuovi ingressi: A2A, Acea, Banca Mediolanum, Banco Bpm, Enel, Eni, Erg, FinecoBank, Hera, Infrastrutture Wireless Italiane, Intesa Sanpaolo, Iren, Leonardo, Mediobanca, Poste Italiane, Saipem, Snam, Telecom Italia e Terna, Unicredit.

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