Borsa di Milano, chi è più sostenibile? Ce lo dicono tre indicatori
Le risposte delle 146 società quotate che hanno partecipato all’Osservatorio Esg realizzato da Plus24, Ufficio studi Sole24Ore e ateneo Milano-Bicocca
di Vitaliano D'Angerio
I punti chiave
2' di lettura
Tre indici. Per capire quanto la sostenibilità sia veramente entrata nel Dna delle società quotate in Piazza Affari. Consapevolezza Esg, Controllo della sostenibilità e Governance della sostenibilità sono i nomi dei tre indici elaborati dall’Università Milano-Bicocca sulla base delle risposte al questionario dell’Osservatorio Esg di Plus24 e dell’Ufficio studi del Sole 24 Ore, giunto alla sesta edizione, realizzato quest’anno con l’ateneo milanese. Ne emerge che la G di governance è fondamentale. «Possiamo affermare che le imprese con un buon presidio dei temi di sostenibilità da parte dei vertici aziendali riescono a gestire meglio l’intero processo. Lo dimostra la relazione positiva tra i 3 indici analizzati. Una migliore governance è relazionata a una maggior consapevolezza e comunicazione dell’impresa in tema di sostenibilità (indice di consapevolezza Esg), ma anche a un miglior monitoraggio dei risultati (indice di controllo della sostenibilità)»: a metterlo nero su bianco nel Rapporto finale dell’Osservatorio Esg, sono le docenti e ricercatrici dei dipartimenti di Scienze economico-aziendali e Diritto per l’economia, e di Statistica della Bicocca che hanno elaborato il documento.
Il campione
Al questionario ha risposto il 41,6% (146 imprese) delle quotate a cui è stato inviato. Le imprese appartengono ai segmenti Egm, Mid, Small, Star di Borsa Italiana. I dati riguardano i bilanci del 2021.
Più della metà delle aziende è del Nord Italia mentre il settore più rappresentato è quello industriale. In termini di dimensioni, il 54% del campione è formato da imprese con un numero di dipendenti superiore a 249 .
Sintesi dei risultati
I valori degli indicatori variano da 0 a 1, e per facilitarne la lettura sono suddivisi in classi: insufficiente, mediocre, sufficiente, buono e ottimo.
Nella tabella ci sono i risultati dei tre indici e i migliori e peggiori settori. Sul versante consapevolezza Esg, se si sommano ”ottimo” (45%) e “buono” (29%), siamo a quota 74%. Soltanto il 2% delle imprese non raggiunge la sufficienza. La media voti è pari a 0,72: il settore più consapevole è quello rappresentato dalle Utility che prende il voto 0,9 seguito da Materiali di Base e Industria (0,8).
Come monitorano invece la sostenibilità? Secondo l’indice di controllo, la media è dello 0,6 (buono). I valori più alti li troviamo ancora una volta nelle Utility (0,9) e poi nei Consumi non ciclici (0,8) e Materiali di Base (0,8). Nel report della Bicocca viene rilevato che il voto più alto è per le imprese «che offrono più corsi di formazione, implementano maggiori strumenti di welfare aziendale e svolgono anche più attività per le comunità del territorio».
E la Governance? È quella analizzata con il terzo indice ma che permea l’intero report. Il valore medio è dello 0,5 quindi buono «sebbene ci sia una leggera prevalenza del valore sufficiente (29% del campione). Soltanto le imprese di grandi dimensioni raggiungono livelli buoni dell’indicatore (0,7) mentre le imprese medie e micro-piccole hanno un livello di governance sufficiente e mediocre (0,4 e 0,3)».
A che serve?
Ci sono poi i rendiconti di sostenibilità che costano molto, come documentato da Plus24 della scorsa settimana. E ancora: standard non omogenei, questionari da compilare molto diversi tra loro, tanti costi informativi dunque. A fronte di cosa se il fatturato non sale e le banche non forniscono finanziamenti agevolati a chi è più green?