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Borsa di Milano, i compensi dei manager si colorano di green

Salgono a 127 contro le 106 dello scorso anno, le aziende quotate che agganciano le remunerazioni a fattori Esg. Emerge dal rapporto Consob 2022 sulle Dichiarazioni non finanziarie

di Vitaliano D'Angerio

(Adobe stock)

3' di lettura

Fattori Esg determinanti in Piazza Affari per i compensi dei manager. L’anno scorso sono state 127 le società che hanno agganciato le remunerazioni a elementi ambientali e sociali contro le 106 dell’anno precedente passando dal 47% al 58,5% del totale. È quanto emerge dal rapporto Consob 2022 sulle dichiarazioni non finanziarie (Dnf) delle aziende quotate in Piazza Affari. L’authority di vigilanza ha monitorato i rendiconti green di 148 aziende che rappresentano il 69% del listino milanese e il 96% della capitalizzazione del mercato a fine 2021.

Compensi green e social

La sostenibilità entra dunque sempre più in profondità nelle aziende di Piazza Affari, allineando gli interessi del management con i fattori Esg. Le società in 111 casi hanno legato le remunerazioni di breve termine agli elementi green e social; viceversa in 75 casi, i fattori Esg sono stati agganciati a compensi di lungo termine.Con riferimento alla remunerazione di breve periodo dell’amministratore delegato, i parametri considerati riguardano soprattutto fattori sociali (62 casi) e quelli ambientali (40 casi).

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Tra gli elementi sociali rilevanti per la remunerazione dell’ad, quelli relativi ad aspetti che rimandano ai dipendenti sono i più diffusi (diversità e inclusione, smart working, formazione; 43 casi), seguiti dal riferimento alla riduzione del tasso di infortuni sul lavoro (23 casi).

Sono le blue chip quelle che hanno mostrato la maggiore sensibilità a questa tematica. Nell’indice FtseMib, sono state 31 (94%) le aziende che hanno legato i compensi ad elementi di sostenibilità. Seguono le mid cap con 27 aziende (77% dell’indice).

Per quanto riguarda i settori, è il finanziario quello con le remunerazioni più green: sono 32 le aziende con questa caratteristica che rappresentanto il 65% del comparto; 66 invece gli industriali (56% del settore), 30 imprese dei servizi (58%).

Analisi di materialità

Da segnalare poi la grande attenzione sull’analisi di materialità ovvero il processo che indica quali siano le tematiche prioritarie per un’azienda. Tutte le società hanno dichiarato nelle Dnf di avere svolto questo tipo di analisi. Non solo. Aumenta il numero di società, pari all’82,4% del totale (a fronte dell’81,5% del 2021 e al 72,8% del 2018) che rappresentano i risultati dell’analisi tramite una matrice di materialità.

Nel rapporto sulle Dnf, gli analisti della Consob evidenziano che l’analisi di materialità «è stata aggiornata nel corso dell’anno di rendicontazione nel 79% dei casi, corrispondenti a 117 società, a fronte di un dato pari all’87,4% (corrispondente a 132 società) rilevato nel 2021». In questo processo di aggiornamento, le società hanno coinvolto le strutture o gli
organi interni nell’86,3% dei casi (101 società), «in leggero declino rispetto all’87,9%
(corrispondente a 116 casi) riferito all’anno precedente»; in particolare, il top management
è stato coinvolto nel 62,4% dei casi (73 società).

In leggero calo invece le aziende che organizzano «almeno una sessione formativa
per il personale e i manager avente ad oggetto materie Esg (pari a 113)» che rappresentano il 76,4% del totale; la percentuale era al 77,5% con riferimento alle Dnf pubblicate nel 2021.

Regolamento Tassonomia

Il Regolamento europeo 2020/852 sulla Tassonomia ha introdotto un sistema di classificazione della sostenibilità delle attività economiche, armonizzato a livello europeo. In particolare, l’articolo 8 del Regolamento prevede che le imprese che pubblicano una
Dnf riportino una serie di indicatori (Kpi) relativi all’allineamento delle loro attività economiche con la Tassonomia.

Nel rapporto 2022 Consob, è stato segnalato che tra le 141 aziende che hanno fatto disclosure sull’applicazione dell’articolo 8, 100 società (rappresentanti il 69% del totale) hanno dichiarato di avere attività ammissibili. Le restanti 41 società che hanno dichiarato di non avere attività ammissibili sono tutte società non finanziarie.

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