ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’evento a Roma

8 marzo, Alemanno (Consob): «Servono più donne, una legge anche per le società non quotate»

La commissaria avverte: le barriere sono anche orizzontali. Nella sede dell’Authority doppio round di confronto tra amministratrici delegate e manager della sostenibilità

di Manuela Perrone

Gabriella Alemanno, commissaria Consob

3' di lettura

Celebrare l’8 marzo attraverso un confronto che ha meritoriamente indagato un doppio crocevia: tra soffitti di cristallo e muri di gomma e tra leadership femminile e missione Esg. Con un duplice round di tavole rotonde, che hanno chiamato a raccolta prima le amministratrici delegate di primarie aziende italiane (Mirja Cartia d’Asero, Il Sole 24 Ore, Maria Laura Garofalo, Garofalo Health Care, Elena Patrizia Goitini, Bnl Bnp Paribas, Nicoletta Spagnoli, Luisa Spagnoli, e Annalisa Stupenengo, Landi Renzo Group) e poi le sustainability manager (Maria Enrica Danese di Tim, Giulia Genuardi di Enel, Liana Mazzarella di Gruppo Banco Bpm, Francesca Rambaudi di Amplifon e Lucia Silva di Assicurazioni Generali).

A volere questo filo conduttore oggi a Roma è stata la Consob, su impulso della commissaria Gabriella Alemanno, che a margine dell’evento, a cui ha partecipato in apertura anche il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, ha consegnato al Sole 24 Ore la sua visione sulle resistenze al cambiamento, ma anche sugli elementi di rottura che fanno sperare in un cambio di passo sulla presenza femminile nelle organizzazioni.

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Commissaria Alemanno, perché è importante parlare, oltre che di soffitti di cristallo, anche di muri di gomma?
Perché i muri di gomma costituiscono un altro ostacolo, orizzontale, al cambiamento. Conosciamo il vincolo verticale per il genere femminile rappresentato dai soffitti di cristallo, ci siamo soffermati meno sull’altro. È il momento di guardarli entrambi per innovare dal punto di vista culturale, per migliorare l’accesso dei giovani e delle giovani e per combattere le resistenze. C’è la necessità di rafforzare e rendere strutturali misure di politica sociale idonee a far conciliare i carichi familiari con la vita lavorativa delle donne.

Nel suo intervento introduttivo ha ricordato i progressi importanti raggiunti nella governance delle 210 società quotate grazie alla legge Golfo-Mosca: oggi le donne ricoprono il 43% degli incarichi di amministratore e sono il 41% dei componenti dell’organo di controllo. Nelle non quotate, invece, le percentuali sono ben più modeste. Come mai sembrano immuni alla contaminazione?
Nelle quotate abbiamo avuto una legge e siamo riusciti nell’intento del riequilibrio arrivando dal 7% del 2011 di donne nei Cda al 43% attuale. Pongo una domanda: dovremmo arrivare a una legge anche per le società non quotate? Si valuti. Noi in effetti ci aspettavamo che il percorso virtuoso realizzato dalle quotate incidesse positivamente anche sulle altre aziende. Ma dobbiamo prendere atto del fatto che lì agiscono con più forza i muri di gomma, anche per la presenza massiccia di imprese familiari che preferiscono magari il maschio di famiglia per portare avanti l'attività. Anche sulle quotate, però, dobbiamo evidenziare gli aspetti rimasti critici: le donne sono quasi tutte amministratori indipendenti, abbiamo pochissimi amministratori delegati e soltanto qualche presidente di società. Dai nostri studi emerge come la presenza delle donne nei Consigli di amministrazione, anche se amministratori indipendenti, diventi significativa quando c’è una massa critica. Devono cioè esserci almeno due donne su cinque per incidere positivamente e per realizzare un cambiamento, che porta anche a guardare con più attenzione ai profili contabili di un’azienda. L’attitudine a fare le pulci ai bilanci è molto femminile.

Avete voluto esplicitare il ruolo della missione Esg quasi come testa d’ariete per la leadership femminile. Perché la sostenibilità è un volano di parità?
Il tema della sostenibilità aziendale è cruciale, perché legato anche all’attrazione dei capitali. Gli investitori oggi chiedono di investire nelle società dove c’è attenzione alla sostenibilità ambientale, di governance e sociale. Ed è qui che si intrecciano i vari aspetti di questo convegno, perché le donne, anche perché madri, hanno una maggiore sensibilità ad accogliere e favorire il cambiamento su tutti i fronti che abbiamo citato, nella direzione di un maggiore benessere collettivo.

Che cosa può fare Consob per accelerare?
Consob sta già facendo moltissimo. Stiamo per rinnovare il protocollo di intesa con Banca d'Italia, Dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio e Ivass per monitorare le iniziative volte all’attuazione nel concreto della partecipazione femminile nei board, e anche per registrare le criticità. Per quanto riguarda le società quotate, stiamo cercando di semplificare i prospetti informativi e facilitare anche nel nuovo obbligo di redigerli in lingua inglese per attrarre capitali esteri. Poi è chiaro che Consob non si può non muovere anche nel solco della legge, quindi speriamo molto nel Ddl capitali e nella riforma del Testo unico della finanza. Ma la vera rivoluzione - l’ho detto e non finirò mai di ripeterlo - è quella culturale.


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